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Vacanze romane


di Eleganzanotturna
20.05.2023    |    824    |    5 9.7
"Una donna elegante, raffinata, ma con una cavigliera ed i tacchi pieni di sperma, in compagnia di un nero muscoloso, uscito da un film porno..."
Non si poteva dire una vacanza. Roma necessità di tempo, di dedizione, di libertà. Chi la conosce, sa di non conoscerla affatto, chi ha visitato ogni suo anfratto, sa che i reperti più belli e suggestivi, si trovano solo quando si decide di perdersi. Io ero salita di fretta, con dietro un piccolo trolley ed una borsa, un acconciatura da far paura ed un trucco oscurato da un paio d'occhiaie. Accompagnata dal mio ragazzo servizievole e dedito ai miei bisogni ed esigenze, sapevo che non mi sarei potuta godere la città eterna come volevo, dovendo passare di fretta da un monumento all'altro, da un Valentino a un Prada, poco sotto piazza Verona, e da un bel turista incerto ed un romanaccio di vecchia data. Per quel tipo di giochi pericolosi poi, sapevo benissimo di non poterne approfittare; dovendo prepararmi per importanti concorsi, non avevo attenzionato il vestiario, né il trucco, preferendo comodi abiti, e converse pratiche. Solo l'intimo poteva dire qualcosa in più, ma da ormai anni, indossavo solo perizoma o brasiliana, quindi, alla fine, si poteva dire che ero acqua e sapone.
Il mio ragazzo aveva quindi il compito delicato di soddisfarmi, coccolarmi e viziarmi. Alla mattina doveva preparare il caffè, portarmelo e leccarmi mentre lo gustavo, massaggiarmi, andarmi a prendere la colazione, o semplicemente scoparmi, o meglio farsi scopare quando avevo voglia del suo cazzo. Lui obbediente e devoto adempiva ai suoi obblighi assicurandosi che non mi mancasse nulla così da prepararmi al meglio ai test, senza nulla chiedere, fin quando, al seguito dei primi positivi responsi, mentre sceglievo un localino dove andare a cenare, ricevo un messaggio da un vecchio amico, conosciuto nel sito tempo prima. La proposta mi eccita, e mentre chatto con lui per verificare i dettagli e concordare un incontro, chiedo al mio lui di leccarmi con delicatezza. È un metodo infallibile per capire se anche il tuo fidanzato è d'accordo all'incontro, se gli si rizza mentre leggo i messaggi può solo voler dire una cosa. Lo vuole, e a quel punto perchè non regalargli e regalarmi una bella dolce parentesi in queste vacanze romane?
Concordiamo un incontro, ci offre una notte, in un incantevole location nel centro storico, con un affaccio magnifico su vari monumenti. È un occasione per viversi roma da una prospettiva insperata che colgo subito. Arriviamo nel tardo pomeriggio, il mio amico ci aspetta sotto casa e ci viene incontro con un sorriso compiacente; di norma è il mio uomo ad organizzare questi incontri, specie coinvolgendo amici sempliciotti, che si, san scopare, ma non hanno assolutamente nulla del gentiluomo d'altri tempi, da bacia mano, rose profumate e sguardi ricchi di complicità. Il mio amico non è un palestrato, né dotato, ma mi coinvolge subito con le sue maniere gentili ed i suoi modi raffinati da antico patrizio. Ci offre un aperitivo in un bar accanto, pur precisando di aver preso delle bottiglie in camera, non mette fretta né prova tiri mancini, gioca con le attese, rispetta la coppia e rispetta me.
Gli faccio presente che non ho i vestiti adatti per un bar del genere al centro, che seppur assalito dai turisti merita un certo decoro, ma lui ha la risposta pronta, come se avesse tutto studiato e premeditato, mi avverte che in casa mi aspetta una sorpresa. Saliamo. Sono due stanze, con piccolo ingresso e terrazzo. Accogliente, riservato, nella camera da letto trovo già tutto prontamente sistemato. Un mazzo di fiori che indora l'ambiente e le lenzuola, due bottiglie di vino pregiate, con tre calice, una bottiglia di spumante in terrazza, con appositi bicchieri dal collo stretto ed infine il regalo più bello. Diverse buste e bustine sul letto ancora sigillate con un noto stemma di intimo aspettano solo di essere aperte. Il mio amico ed il mio ragazzo vanno in terrazza, stappano la bottiglia bevono e chiacchierano. Sento una buona intesa e complicità, come conoscenti che si studiano per capire se c'è da fidarsi, fanno amicizia e ben presto arrivano le prime risa. Adoro questa complicità tra i miei uomini e adoro ancora di più il singolo che non si sforza di piacere alla coppia mettendola a proprio agio, ma con naturalezza ci si ritrova, come compagni universitari a ridere e scherzare. L'amico mi porta un bicchiere riempito ma non mi invita ad unirmi a loro. Ci scambiamo solo due sguardi per sincerarsi che tutto sia al proprio posto nel piano combinato di cui il mio lui è ignaro. Indosso tutto, dalle autoreggenti, al perizoma, al sottile reggiseno di seta con temi arabeschi di pregevole fattura. Il perizoma è come piace a me, un piccolo triangolino copre la mia piccola fighetta già umida, poco più di una linea quasi infantile, mentre il culetto è solcato da un sottile filamento di seta, freddo al tatto, che pare mi accarezzi delicatamente. Indosso infine un piccolo vestitino tanto attillato quanto scollato, mi va un po' stretto, ma l'amico non poteva pensare a tutto. Bevo e mi avvio verso gli uomini, pronta a far scattare la mia trappola quando mi accorgo di un ultima busta vicino al letto; dentro una scatola rivela il suo contenuto. Sono un paio di meravigliosi tacchi, semplici, eleganti, ma con quel piccolo quasi invisibile tocco di volgarità che adoro. Appena indossati, sento slanciarsi culo e gambe, una strana voglia di toccarmi si impossessa di me, e per poco non vacillo e cado, rischiando di versare lo spumante sul pavimento. Fortunatamente mi riprendo subito e raggiungo i ragazzi. Il mio lui mi guarda rapito, quasi non mi riconosce. La piccola studentessa dai capelli arruffati ed il trucco sbiadito che era entrata, adesso si è tramutata in una donna di classe, desiderosa di dare e darsi. Il mio amico mi osserva imbarazzato, quasi di troppo nella scena degli amanti, sembra invece un bimbo che spia una donna cambiarsi dal buco della serratura. Iniziamo a parlare mentre ci gustiamo la bella vista e il secondo bicchiere di spumante, ed io, fingendo di guardare meglio quel monumento o scorcio, esibisco il mio culo e le mie gambe con disinvoltura sperando in una loro iniziativa. Uomini, parole parole e parole, ma quando c'è da fare la prima mossa tutti bambini. Ecco che quindi, rivolgendomi al mio amico mi alzo la gonna e mostrando il culo mi complimento per la sua raffinata scelta in tema di intimo.
“vedo che ti sei ricordato bene i miei gusti dall'ultima volta che ci siamo visti” gli dico
A quelle parole però lui diventa rosso, ed il mio ragazzo con uno sguardo sorpreso mi ricambia uno sguardo torvo mentre io gli sorrido.
“scusa ma voi vi siete già visti?” mi domanda sconvolto
“si” rispondo io solenne
“ma non glielo hai detto?” controbatte l'amico imbarazzato
“no, non mi ha detto nulla” risponde il mio uomo collerico
“io ti dico sempre tutto” gli sorrido amabilmente avvicinandomi “solo che decido io quando”.
Il mio ragazzo non capisce e si contorce in diverse smorfie che adoro, mentre il mio amico forse pensando di essersi cacciato in un guaio si versa un altro bicchiere e manda giù
“l'estate scorsa è sceso con degli amici, e siamo andati in una disco pub, è stato gentile e dolce, mi sono eccitata e gli ho fatto una sega, poi non soddisfatta l'ho preso in bocca per una decina di minuti fin quando non mi ha sborrato in gola un bel litro di sborra che non sono riuscita ad ingoiare tutta, colandomi sul vestito. Ecco perchè me ne ha regalato uno nuovo” gli dissi scrutandolo intensamente. Lui mi osservava meditabondo in un misto di gelosia, rammarico e debolezza. Sembrava soffrire finalmente della sua stessa medicina, o meglio ne stava subendo gli effetti su se stesso. Quando vuoi una troia per fidanzata devi saperla gestire ed essere pronto a tutto. Se le fai conoscere il cazzo e pretendi che lei lo adori, non puoi sottrarti dal procuragliene sempre, ma nemmeno puoi opporti a quando lei cerca i suoi giusti lidi di piacere.
“perchè, perchè non me l'hai detto subito?” mormorava quasi tra se e se, il mio povero innamorato che si sente depredato del suo giocattolo.
“perchè lo scopo del mio succhiare e farmi scopare dagli altri cazzi è quello di darti sempre più piacere, e per questo devo scegliere tempi e modi, in modo che sia un racconto devastante un cocktail erotico che ti farà impazzire.”
“volete che vi lasci soli?” concluse l'amico accanto
“no” gli risposi io. Poi baciai il mio ragazzo incredulo e andai a toccargli il cazzo. Senza stupore lo trovai duro, era eccitato all'idea che avessi fatto esattamente quello che da me si aspettava, ma percepivo dalla sua prontezza e durezza un tipo di piacere nuovo, un eccitazione che solo una strana paura può darti, la paura di perdermi.
Il parapetto alto della terrazza impediva al resto del mondo di spiarci nella nostra intimità; un vicino guardone o un ignaro passante avrebbero visto solo tre amici intenti a scrutare la folla chiacchierando e bevendo. In realtà io avevo già i loro duri cazzi in mano. La mano sinistra sull'amico, la destra sul mio uomo. Alternavo le dita sulla punta, sull'asta e infine sulle palle. Sentivo già i loro primi umori venire fuori come una sorta di resina viscosa. Sentivo di averli in mio potere entrambi, mentre si lasciavano guidare dalle mie mani ad occhi chiusi godendo come degli adolescenti.
Poi fu il mio turno, mi appoggiai con i gomiti all'alto parapetto come se volessi guardare giù e incaricai il mio ragazzo di masturbarmi la fica con una mano senza agitazione, mentre lo stesso chiesi all'amico, solo che doveva masturbarmi il culo.
“sei sicura?” domandò perplesso il mio ragazzo
“certo” risposi “perchè pensi sia stata un ora a prepararmi oggi?” conclusi baciandolo.
Il mio ragazzo obbedì in silenzio, toccandomi i giusti punti per farmi squirtare; in questo modo, piacevolmente aperta e stimolata, potei godere prima di uno e poi di ben due dita del mio amico, su per il culo. Non era un esperto, ma un amabile curioso, toccava, strofinava usciva e rientrava e diverse volte notavo che le loro dita si sfioravano attraverso me, regalandomi sensazioni uniche e brividi indescrivibili.
Decidemmo di entrare, la seconda parte del mio piano era matura per attuarsi, quindi lascia sdraiare quei due compagni di ventura sul letto, e mettendomi al centro tra loro, cominciai a segarli e succhiarli come un indemoniata. Il mio scopo era quello di farli eccitare fino allo stremo per poi interrompermi poco prima di farli venire.
Finalmente suonò il campanello. Mentre il mio ragazzo sbigottito, si impressionò quasi a scappar via, l'amico, dopo un secondo di smarrimento, capì e andò ad aprire. Ci fu un leggero vociare, ero eccitata, sapevo che sarebbe venuto un ospite, sapevo come doveva essere dalle foto, ma quella voce e quei passi che si avvicinavano inarrestabili verso la stanza da letto per un istante mi spaventarono. Il mio ragazzo, aveva intuito il complotto, o parte di esso e osservava distratto la stanza.
Poi entrò. Accanto all'amico si manifestò un uomo che chiameremo Er Gladio. Alto, possente, dal volto duro ma lo sguardo dolce, quel formidabile nero doveva essere appena uscito da una lotta tra gladiatori. Era teso, con i muscoli in tensione e le vene pulsanti vigore. Il sorriso che gli si stampò sul volto appena mi vide, mi mise paura, poteva spezzarmi come un grissino, ma quando mi diede la mano presentandosi percepì delicatezza e finezza che mi tranquillizzarono all'istante. D'altronde, quel nerboruto gladiatore dal collo taurino e le spesse braccia mi era stato caldamente consigliato dall'amico. Si diceva fosse un modello, o qualcosa del genere, ex militare, e amante a tempo piano di tutte le nobil donne romane, dove riscuoteva una notevole successo. Dopo una breve presentazione decido di passare subito ai fatti, e spiego le regole del gioco, i due ragazzini bianchi osserveranno la loro amica farsi scopare a sangue dal nero gladiatore. Quest'ultimo viene subito autorizzato a trattarmi da troia come fossi un amazzone del suo popolo, selvaggia ed indomita, senza rispetto o riguardo, senza pause soste, permessi o altro. Non glielo dico, ma voglio essere stuprata davanti al mio uomo e godere della sofferenza. I due ragazzi che appaiono ora bimbi spaventati, aprono le pregiate bottiglie di vino e versano il contenuto in tre calici. Il nero non dovrebbe bere nelle trame del nostro gioco un vino così nobile e patrizio. In questa parentesi, il bruto muscoloso fa le vesti dello schiavo ribelle che si vendica della padrona, quindi il suo vino, viene versato in un bicchiere normale. Poi i due nobili iniziano il loro vero lavoro: leccarmi. Il mio ragazzo questa volta si occupa del culo, che deve essere lubrificato con cura non sapendo le intenzioni e soprattutto le dimensioni del gladiatore. Io nel frattempo, mentre sento le loro lingue spazientite frugarmi dentro, chiacchiero con il mio vero maschio. Anche lui, come tutti i miei corteggiatori mi ha portato un regalo; non me l'aspettavo proprio, ma dalla tasca, caccia fuori un cofanetto Tiffany che subito mi fa bagnare. Dentro, c'è un braccialetto in argento bellissimo e deduco prezioso; gli porgo il polso invitandolo a mettermelo, ma lui sorride con un diniego.
“non va messo lì” afferma, quindi con una spinta poderosa, mi alza come una piuma mi gira e si porta la mia caviglia al viso. La bacia, e con uno slancio mi lecca parte del piede scoperto dal tacco. Sento la sua saliva inzupparmi le autoreggenti ed ho un brivido. Poi, con meticolosa attenzione ormeggia con il piccolo braccialetto che infila nella caviglia. Inizialmente non capisco, ma poi, alzandomi e guardandomi allo specchio per vedere come mi sta quella bizzarra combinazione, mi eccito. Per un qualche motivo quel gingillo d'argento alla caviglia, mi suscita un eccitazione oscena, come fosse un marchio, il simbolo del mio essere troia. A quel punto lui mi bacia, e un metro di lingua mi va fino in gola. Non è un bacio d'amore, né un bacio passionale, non è nemmeno quel bacio veloce che si da alle cagne in discoteca prima di farselo succhiare. Il suo osceno baciare è come il morso di un predatore, ti gusta, cerca di capire se sei commestibile. La sua mano mi afferra il collo, mi stringe; sento mancarmi il respiro, ma la sua lingua è ancora dentro la mia bocca e mi paralizza. Ho paura, così tanta che mi bagno, mi bagno sempre di più e solo con un bacio.
“stop” grida il mio ragazzo. Il nero si ferma subito perplesso, lascia la presa quasi si affloscia come un automa a cui han tolto la corrente, pure l'amico è confuso. Il mio uomo, che aveva smesso di leccarmi si era frapposto tra la stanza da letto, dove mi stavo baciando e la terrazza. Lo vidi così bello ed intenso che quasi desiderai di trovarmi solo con lui, per scoparmelo nell'intimità del nostro unico sentimento, eppure, il suo essersi messo, tra la mia bellezza dentro e quella di roma fuori, mi portò a capire che la sua mente perversa stava pianificando qualcosa.
“portamela qui” disse all'uomo di colore seduto accanto a me. Quello obbedì mestamente, e afferrandomi i polsi mi mise davanti al suo cospetto. Pure l'amico era curioso. Osservava divertito la scena.
Il primo schiaffo non lo sentì arrivare quindi mi fece vacillare sui tacchi 14 per un istante, ma il secondo, che era il giusto seguito del primo, lo affrontai con molto stoicismo ed impassibile sfidai il mio uomo in quella gara d'autorità
“non mi fai male” gli sbraitai in faccia “ con quei due muscoletti, non sei in grado manco di picchiare una donna” risi compiaciuta
“io non picchio le donne” mi rispose schietto. Poi versandosi altro vino nel calice aggiunse “pago altri che lo facciano al mio posto” ed indicando il nero, mi arrivò un ceffone così forte da farmi girare su me stessa.
“ora mettila in ginocchio” continuò con quel sorriso sornione.
Terminò di bere dal suo calice con lentezza e studiata teatralità. Pensavo che di lì a poco avrebbe tirato fuori il suo cazzo per schizzarmi in viso o scoparmi. Era un piccolo uomo che voleva solo far vedere ad altri piccolo uomini che era lui al comando. Il solito gioco di potere inutile ed infantile dei bimbi. Dopo un po' pensai che forse voleva andare oltre, quindi dimostrare che ero di sua proprietà non sborrando o sputandomi, ma tramite il famigerato pissing. Mi venne un po' di nausea, e ben sapendo di non potermi scostare cercavo di capire come reagire, chiudere gli occhi, ingoiare tutto? E gli altri cos'avrebbero fatto? Aspettai diversi momenti, ma la cosa che si parò davanti alla mia bocca era piccola, perfettamente arrotondata, liscia e levigata. Dopo un istante senza capire, mi mise in bocca l'intero collo di bottiglia, per poi alzarmi la testa verso di lui, facendo colare l'intero vino dritto nella mia gola. “bevi” concluse poi.
In poco meno di un minuto avevo terminato la bottiglia quasi da sola. Il vino al 15% di gradazione, uno dei miei preferiti, mi era già andato alla testa ed una volta terminato, avevo il viso rubicondo e gli occhi rossi e lucidi.
“visto che ti senti una troia, una vera troia” continuò il mio uomo, “adesso tu uscirai con il nostro amico qui presente, lo tratterrai come il tuo ragazzo, e ti farai fare da lui in pubblico, ogni cosa che deciderà, il tutto immortalato da diversi selfie e foto che vi farete insieme, alcune pubblicandole perfino.
Dovevamo arrivare in un locare, prenderci qualcosa che probabilmente mi avrebbe messo ko, parlare un pochino e rientrare. “prima però” sentenziai, “ho anche io una richiesta”
“sentiamola”
“ti senti virile nell'impormi questa umiliazione? O la fai perchè ti eccita tantissimo?” domandai
“lo faccio per punirti” rispose prevedibile
“tu lo fai perchè sapere la tua ragazza con una bestia di questo genere, a segare cazzi e fare pompini ti manda in paradiso, non c'entra niente il tuo voler dominare o punirmi e lo possiamo provare” aggiunsi.
“bene vediamo come”
“se sono io la sottomessa troia e tu il potente burattinaio dei miei orgasmi, non ti dovrebbe eccitare una situazione da docile assoggettato no?”
“esatto”
“allora provamelo per solo due minuti”
Lui si fece guardingo, ci pensò ed accettò:
“cosa devo fare?”
“semplice, inginocchiati con il cazzo di fuori ai piedi del letto.
In breve io mi sedetti sul letto di fronte a lui che mi osservava in tralice genuflesso. In quel momento il suo cazzo pendeva senza vigore, come un fiore appassito. A quel punto portai i miei tacchi sulle palle soppesandole con un movimento del piede, e poi, in diverse posizioni cominciai a stimolarlo afferrandolo intensamente con i tacchi e segandolo.
“non sei tu a mandarmi con il nero fuori” dissi a quel punto “ sono io che ci voglio andare, come spesso sono andata in passato senza che tu lo sapessi” continuai divertita “adoro i cazzi i neri, sono i migliori per durata, dimensioni e prestazioni e ogni volta che me lo mettono in bocca mi fanno sentire una perfetta troia”. Andai avanti così con brevi accenni, per lo più inventati sui ragazzi che in palestra mi abbordavano, o sulle seghe che praticavo ai miei amici per divertimento, fino a quando, non sentì tra i tacchi un cazzo duro come il marmo e decisamente virile. L'asta oscillava impetuosa mentre con la punta della scarpa stimolavo sotto il glande e con il tacco punzecchiavo le palle.
“ora sborrami sui tacchi, così mi porto dietro una parte di te, mentre esco con il mio nuovo cavaliere”.
Lo sperma non schizzò come era sua abitudine, ma colò impetuoso a litri come lava dal vulcano inondandomi parzialmente tacchi e piedi, qualche schizzo arrivò alle caviglie forse macchiandomi la cavigliera nuova, ma tutto sommato ero soddisfatta. Allo specchio mi diedi una rapida sistemata. Una donna elegante, raffinata, ma con una cavigliera ed i tacchi pieni di sperma, in compagnia di un nero muscoloso, uscito da un film porno. Uscimmo.
Forse questa parte potrebbe risultare noiosa ai più, ma per me è stata la più eccitante di tutta quella giornata. Il nero eseguiva le istruzioni del mio ragazzo. Mi baciava senza avviso e mi toccava senza pudore e ritegno, ora il culo, ora il seno; complice quel vestito succinto ed i tacchi 14, chiunque ci avesse visto, avrebbe capito che io ero la troia di un nero e che quella stessa sera l'avrei soddisfatto. In alcune occasioni mi alzava la gonna o mi stringeva il culo per baciarmi, in altri mi abbracciava sorridendo alla macchina fotografica per poi pubblicare le foto su intagram, dove fioccavano fin da subito commenti. Al pub gli sguardi di tutti erano su di noi, ed io mi resi conto d'aver il perizoma inzuppato, talmente eccitata da volere il cazzo di quel nero sconosciuto subito dentro. Anche lui doveva essere dello stesso avviso e dopo una veloce sosta tornammo a casa dove i due miei spasimanti, stavano discutendo. L'amico sembrava ammirare il mio ragazzo malgrado io l'avessi sconfitto, ed il mio ragazzo che di certo aveva blandito l'ospite, aveva adesso un ulteriore piano per vendicarsi. Solo allora capì che avevo commesso un errore. Il nero mi strappò il vestito e parte del reggiseno, fioccarono schiaffi, baci, morsi carezze e strette. Venni spinta sul letto, spiegazzata come uno straccio mentre tutti e tre si spogliavano e si preparavano ad avermi. Poi vidi il cazzo del nero. Avevo raccomandato all'amico di sceglierlo, si prestante, ma normodotao per gestirlo meglio e senza problemi. Il cazzo di quel centauro era tanto lungo quanto spesso, perfettamente depilato, glabro e liscio con un odore di muschio e menta selvatica, che già da solo, ti apre la bocca. Le palle, due noci di cocco, depilate e sode pendevano imponenti. Le toccai con le mani, come si tocca una reliquia. Lui emise un mugolo di piacere io di paura. Sentì la sua mano avvolgermi la testa, stringermi i capelli e con un movimento lento ma deciso, mi avvicinò la bocca a quelle due sfere di drago lisce.
I due altri amanti si misero di lato, ed io devotamente iniziai a leccargliele, prima dolcemente, poi sempre più con foga. Da sempre trovo che leccare le palle sia il primo tassello del perfetto pompino, e trovo piacevole fare scivolare la lingua su quelle due sacche di piacere oscillanti. Provai poi a mettermele in bocca; con il mio ragazzo riuscivo ad ingoiare entrambe le palle e segarlo a morte in un vortice di piacere a cannibalismo; qui stentavo a circoscriverne una sola. Poi lui decise che era tempo del pompino. E lì cominciai a pregare.
Non arrivavo a prenderlo nemmeno a metà, le due mani serrate entrambe sul cazzo lasciavano scoperti il glande con qualche centimetro, ma non voleva che lo toccassi, non ero degna di toccare un dio come lui, solo di succhiargli il cazzo al massimo delle mie capacità. Mi parve assolutamente giusto, io ero una troia un buco da riempire per cazzi da svuotare. Dopo pochi minuti mi cominciai ad abituare, il segreto rimaneva quello di insalivare al massimo e lasciarlo fluire dentro di te. Alle volte pretendeva lo prendessi tutto. Il cazzo arrivava fino alla gola, le labbra fino alle palle e rimaneva lì per degli istanti interminabili, dove speravo venisse. Ma non accadeva. Appena mi ribellavo, appena i conati di vomito mi portavano a toglierlo, arrivano schiaffi, insulti e sputi, mentre il suo cazzo, sempre più irrigidito mi prendeva a schiaffi. Dopo breve, finalmente, decise di scoparmi. Veni presa a pecora, come fossi una cagna, senza rispetto, senza pietà; gli avevo succhiato il cazzo, gli avevo dato piacere, ma non bastava, forse non sarebbe bastato mai. Il suo cazzo mi penetrò come fossi fatta di panna. Dopo il terzo slanciò entrò quasi tutto ed il piacere cominciò a diffondersi insieme al dolore. Ansimavo, gridavo, godevo. Venivano letteralmente aperta in due, mentre il nero mi spaccava senza pietà grugnendo e sbuffando con foga. Solo dopo aver provato varie posizioni gli altri due decisero di partecipare attivamente. In breve spompinavo, segavo e scopavo contemporaneamente e senza sosta. Godevo, venivo e ricominciavo nuovamente. Quando il nero si prese una pausa, bevendo l'ultimo vinello rimasto, il mio ragazzo decise che fossi matura per il culo. In effetti mi ero preparata a darlo di mia spontanea volontà, specie al gladiatore, realizzando finalmente il mio sogno di essere sodomizzata da un nero davanti al mio uomo, ma in corso d'opera mi ero accorta che l'eccitazione del momento avrebbe reso le operazioni troppo violente e decise, quindi speravo di ometterlo. Il mio amore fu al solito gentile, prima il dito, poi delicatamente il glande, poi dolcemente tutto. Gridai di piacere quando finalmente le sue palle scivolarono sulla mia fica e il piacere raddoppio quando il cazzo dell'amico slittò nella vagina depilata. La doppia penetrazione, due cazzi dentro, i tuoi buchi intimi violati. Si diedero il cambio quando il nero entrò nella giostra ed io lo presi in bocca, pregando che venisse subito, senza concentrarsi sul mio culo che chiaramente desiderava. Mi misi a pecora, dopo due cazzi, il mio culetto doveva essersi abituato eppure avevo paura. Mi sculaccio con il cazzo per farmi sentire il suo vigore, poi poggio la sua punta sulla mia rosa infranta. Erano passate almeno due ora dall'inizio di quel nostro appuntamento, due ore di orgasmi, di emozioni e di sorprese. Avevo deciso di vedermi con quei due uomini per fare un regalo al mio uomo e stupirlo con la mia voglia di cazzo, per farlo doveva prendermi il culo, romperlo, smembralo, per dargli un nuovo standard, ma adesso, in quel momento, in quel preciso istante in cui il suo cazzo si poggiava, il quel fulgido secondo avvolto d'eccitazione e paura, io capì chi fossi davvero. Una troia.
Lui non si muoveva, stava fermo, teso, immobile, con quel suo gladio puntato verso di me, ed io chiusi gli occhi e con decisione mi spinsi indietro. Il rigido cazzo, non arretrò di un millimetro, il mio culetto si aprì senza esitare infiammandomi, bruciandomi dilaniandomi. Una sensazione mai sentita. Pensavo di esserci riuscita finalmente, sentivo lo sguardo del mio ragazzo fisso su quella scena, ma quando il nero diede il primo semplice colpo del bacino urlai di dolore. Il nero incoraggiato però, mi afferrò i fianchi e diede una seconda spinta mentre il suo cazzo scivolava ancora più in profondità. Ero terrorizzata, scossa e ferita. Cercai di fermare i suoi colpi successivi, ma mi scacciava via le mani e continuava della sua impresa fin quando non ebbi tutti i suoi centimetri dentro. Solo a quel punto, con la sua asta fino allo stomaco il mio ragazzo si avvicino, mi carezzò il volto, solcato dalle lacrime e dal trucco sbiadito e mi baciò nello stesso momento in cui il nero riprese a montarmi.
Durò poco, forse un minuto. Quando uscì il cazzo, lasciò un vuoto dietro se mentre mostrava agli spettatori sua prodezza, ed il mio uomo mi fotografava il culo completamente aperto con accanto il cazzo nero.
“ti prego” piagnucolai “basta” non avrei retto un altro colpo.
“e tu cosa mi dai in cambio?” domandava lui torreggiando davanti a me
“tutto” risposi senza rispondere, non potendo immaginare niente altro di peggio.
Mi sbagliavo. I tre uomini discussero un secondo risero e mi guardarono bramosi. Si levarono i loro preservativi e mi furano addosso. Mentre succhiavo al nero quel cazzo che prima mi aveva distrutto, dando piacere ad un membro che mi aveva solo fatto soffrire, l'amico quasi ubriaco di piacere mi saltò addosso penetrandomi. Da quattro anni, non sentivo un cazzo senza protezioni che non fosse quello del mio ragazzo. La cosa mi diede sensazioni ancora più strane. L'amico scacciò via il nero e mi baciò con passione, e in quel momento sentì la sua sborra invadermi la fica e diffondersi dentro. Il turno del nero e del mio ragazzo si svolse contemporaneamente. Mentre l'amico si riprendeva caracollando su di una sedia il nero si prendeva la fica. Il suo cazzo senza preservativo era caldo e duro come il marmo. Se mi concentravo, riuscivo a percepire le vene che lo solcavano ed i battiti del suo cuore che gli ritmavano la cappella. La sensazione era resa più bella dall'idea che in quel momento, quel cazzo nero, sguazzava in una fica riempita di sperma e scivolava ancora meglio rispetto a qualsiasi lubrificante. Il mio ragazzo si mise sotto di me. Il cazzo nel culo non trovò ostacoli aperto com'era, ma riusciva a godere lo stesso se non di più. Pochi minuti ed i due vennero quasi insieme, mi baciarono e lasciarono lì andando a ripulirsi. Sulle lenzuola, sfinita in posizione fetale, sentivo la calda sborra dei miei uomini colarmi via dalla fica e dal culo. Non riuscivo a trattenerla, e quel gocciolio mi eccitò quasi da farmi avere un ulteriore orgasmo.
All'alba del giorno dopo, il mio ragazzo andò a prendere la colazione. Nelle attese non riuscì a non toccarmi, e per la prima volta le mie dita andarono sia nella fica sia nel culo, dove il buco aperto permetteva ad un dito di entrare senza problemi. Capì di non essere più vergine. Indossai i tacchi ed il perizoma mentre il mio ragazzo saliva con la colazione pronta. Lo baciai, e prima di prenderglielo in bocca, nella terrazza che dava sul vecchio corso romano, gli mostrai i messaggi privati sotto ai selfie del giorno prima, qualche complimento per il mio vestito, ma soprattutto domande di curiosità su chi fosse quel bel modello al mio fianco.
Mentre Roma si svegliava e si riempiva di turisti io capì di non essere più la stessa. Il mio ragazzo aveva iniziato a leccarmi con ingordigia il culo, terribilmente eccitato da come era stato brutalmente martoriato il giorno prima, ed io continuavo a pensare che da quel momento, non si sarebbe più tornati indietro. Mi girai chiedendo di leccarmi la fica, liberando il suo cazzo. Allungando i tacchi solo sulle palle, lasciandolo leccare con intensità venne subito. Fu chiaro a quel punto, che per entrambi le cose erano cambiate e che da quelle vacanze, saremmo tornati diversi. Ancora più uniti.
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